Enciclopedia giuridica

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Piano regolatore generale

Ev lo strumento fondamentale di pianificazione urbanistica (v.) comunale. Tutti i comuni possono formare un piano regolatore generale, ma la sua formazione è obbligatoria per quei comuni indicati in appositi elenchi da approvarsi dalla regione, così come è obbligatoria la sua formazione indipendentemente dal loro inserimento negli elenchi per i comuni dichiarati stazioni di cura, soggiorno e turismo. Il contenuto sostanziale del piano regolatore generale è stabilito dalla legge urbanistica statale, ai cui principi le leggi urbanistiche regionali debbono uniformarsi. In linea di massima esso indica la suddivisione in zone (la c.d. zonizzazione) del territorio comunale in relazione alle funzioni (servizi, residenza, insediamenti produttivi ecc.) a cui vengono, in prevalenza, destinate con la determinazione dei vincoli e dei caratteri da osservare in ciascuna zona; la localizzazione di specifiche aree destinate ad opere pubbliche e ad impianti di interesse pubblico e generale; le zone a carattere storico, ambientale, paesistico con l’indicazione dei relativi vincoli e delle norme di attuazione del piano; la regolamentazione della destinazione d’uso degli immobili. Derivano dal piano regolatore generale diversi effetti che possono individuarsi nella disciplina immediata delle prescrizioni urbanistiche per le opere pubbliche e private da realizzare e nel costituire presupposto dei piani paesistici (v. piano urbanistico, piano regolatore generale territoriale paesistico) di esecuzione. Tra gli effetti immediati prodotti dal piano regolatore generale si individuano la inedificabilità per cinque anni dal perfezionamento del vincolo dei terreni soggetti a vincoli anche prima della loro espropriazione (v. espropriazione per pubblica utilità ), la temporaneità dei vincoli stessi nel caso in cui non venga data ad essi esecuzione entro il termine di legge.

formazione del piano regolatore generale: il procedimento di piano regolatore generale piano regolatore generale è molto complesso e caratterizzato dal susseguirsi di diverse fasi. La prima fase è la deliberazione, obbligatoria o facoltativa a seconda che il comune sia incluso o meno negli elenchi approvati con decreto della regione, di piano regolatore generale piano regolatore generale da parte del comune ovvero del consiglio comunale. I comuni obbligati devono nominare dei progettisti per la piano regolatore generale piano regolatore generale che opereranno assieme agli uffici e organi del comune stesso. Una volta formato, il piano regolatore generale è adottato con deliberazione del consiglio comunale. Effetto primario della delibera di adozione del piano regolatore generale è rappresentato dal c.d. periodo di salvaguardia durante il quale il sindaco (v.) può sospendere ogni determinazione sulle istanze di concessione edilizia ricevute allorquando queste risultino in contrasto con il piano regolatore generale già adottato. Tale periodo non può protrarsi per più di cinque anni dalla data di adozione del piano regolatore generale ove il comune lo abbia presentato entro un anno dalla scadenza del termine di pubblicazione del piano adottato per l’approvazione e per non più di tre anni dalla data di adozione ove il comune non abbia provveduto tempestivamente a presentare il piano regolatore generale per l’approvazione. All’adozione del piano regolatore generale segue il deposito del progetto del piano regolatore generale nella segreteria comunale per un periodo di 30 giorni consecutivi. Del deposito deve essere data notizia al pubblico, affinche´ chiunque possa prenderne visione. Durante tale periodo possono essere presentate osservazioni dalle associazioni sindacali e da altri enti pubblici ed istituzioni interessate ed anche da privati. Il piano regolatore generale è approvato dalla regione. Il procedimento di approvazione si articola in tre fasi: quella istruttoria, quella di introduzione di eventuali modifiche e quella decisoria. La fase istruttoria inizia con la trasmissione del piano, con le controdeduzioni del comune alle eventuali osservazioni presentate, alla regione che lo esamina ed emette il parere. La fase modificativa del piano regolatore generale è caratterizzata dalla possibilità che la regione modifichi il piano regolatore generale determinando il sorgere di un contraddittorio con il comune. La fase decisoria è quella in cui il piano regolatore generale viene approvato con le modifiche accolte dal comune e condivise dalla regione e con le altre modifiche che quest’ultima ha determinato. L’atto di approvazione del piano regolatore generale è pubblicato nella Gazzetta Ufficiale e depositato presso il comune. Dal momento del deposito il piano regolatore generale acquista piena efficacia.

varianti al piano regolatore generale: sono modifiche alle prescrizioni, anche normative, del piano regolatore generale. Il contenuto delle modifiche è molto vario e può concernere tanto gli elaborati tecnici, quanto le norme di attuazione del piano regolatore generale. Nei casi previsti dalla legge il procedimento di approvazione delle varianti può diversificarsi in ragione del contenuto e comportare, quindi, l’approvazione da parte della regione. Le varianti si distinguono in generali, necessarie in quanto il piano regolatore generale è soggetto a revisioni periodiche, specifiche, quando riguardano parti del territorio comunale e normative attinenti alle norme di attuazione del piano regolatore generale e non all’assetto urbanistico del territorio.


Piano regionale dei trasporti      |      Piano urbanistico


 
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